Un pomeriggio assolato nei sobborghi di una grande città, il centro storico sembra lontano anni luce e la vita, un po’ scomposta ed approssimativa, si dipana tra i vicoli in penombra…
Ritmiche incalzanti, ma allo stesso tempo raffinate e atmosfere con quel pizzico di tribale che non guasta.
Ma Ch’è Fari è un misto tra l’acustico ed il rap, ma senza alcun tipo di strumento elettronico a contaminare il lavoro di un personaggio come Paolo Caruso che, con questo suo lavoro da solista, mette in campo tutto il suo mestiere attraverso delle sonorità reali e tese a voler trasmettere l’energia tipica di chi ha il groove nel sangue.
Il tema affrontato con il testo, rigorosamente in siciliano, vuole lanciare un messaggio, forse anche un po’ malinconico, di una realtà metropolitana, come quella palermitana, che, pur essendo ricchissima di cultura e di bellezze artistiche, resta un po’ immobile di fronte ad un momento sociopolitico molto complesso ed ingarbugliato.
Strumenti come il birimbao e le più tipiche percussioni sono arricchite ed impreziosite da un flauto traverso quasi onirico e che ci sta davvero bene in un insieme molto particolare, ma di grandissimo effetto cromatico.
Di certo non un singolo, come dire, “easy listening”, ma che potrà mandare in sollucchero gli amanti della bella musica.
Molto suggestivo anche il video su Youtube davvero tutto da guardare!
Da ascoltare, in relax, attraverso cuffie o auricolari di qualità!
Fonte: MarieClaire, Il Gerone.net
Da qualche giorno sul web e nelle radio c’è un rap in dialetto palermitano che si chiede «Ma ch’è fari» (ascoltabile anche sul sito gds.it).
Una riflessione, più che una domanda, che bene si attaglia alla condizione umana odierna, ma che ricorda tanto anche la situazione di stallo di Palermo e dei suoi abitanti.
[Fonte: Giornale di Sicilia]
“AVVERTENZA: contiene brani molti diversi fra loro, così come ogni “Io” è, dentro ogni essere umano…”.
Così si legge nelle note di copertina di questo CD, sicuramente atipico rispetto al panorama musicale italiano e non.
Un progetto che utilizza, in qualità di fil-rouge, il vastissimo spettro sonoro offerto dalle molteplici “voci” degli strumenti a percussione provenienti da ogni parte del mondo, come il BERIMBAO, l’UDU o l’HANG, per creare delle composizioni negli stili musicali più disparati: dall’Afro (Jungle voices) al Rap-Reggae (Menthina), dall’Etno (Lua-Bao) al Soft-jazz (Lulla) , dal Medio Oriente (Batakindoumba) alla sperimentazione sonora di Civilization, ed un con-tributo finale con la “inimitable voice” dello straordinario Carmelo Bene.
Tutti i brani sono stati composti ed arrangiati da Paolo Caruso (che annovera collaborazioni musicali con artisti quali Gianni Morandi, Luca Carboni, Neffa, Airto Moreira, Eumir Deodato, ecc.), avvalendosi del prezioso contributo di musicisti quali James Thompson (Zucchero), Giancarlo Bianchetti (V. Capossela), Pippo Guarnera (E. Finardi), Gilson Silveira (M. Bosè), Maurizio Piancastelli (STADIO), Giorgio Cavalli (E. Jannacci), Guglielmo Pagnozzi (A. Albanese), Andrea Taravelli (F. Concato), Silvia Testoni (I. Fossati), Ivan Valentini (V. Capossela) e Guido Sodo (N. D’Angelo)… senza dimenticare la Zia Nilde…
2— Daniele Morelli, chitarrista (Mietta, Gianni Morandi): Bravo Paolo molto bello, immagini spettacolari e pezzo molto intrigante!!! Mi piace…..La lingua siculo è…. Daniele
3— Daniele Bengi Benati, cantante, chitarrista (RIDILLO, Gianni Morandi): Sempre grande Paolo. Complimenti. A presto. ciao Bengi
4— Franz Campi, cantante, autore: Gran bel pezzo Paolo, e bello il video. Complimenti ! Franz
5— Fabio Foianini, percussionista: E’ bbbellissimissimo!!! Figata. Fabio
6— Lucia Fatta, danza orientale: Bellissimo !!!! GRAZIE. Lucia
7— Roberto Regazzi, liutaio: che carina quella flautista Pippi Calzelunghe dai capelli gialli!! COMPLIMENTI, ragazzi: dolcissimo!! Roberto